La stella Sirio, visibile alla sera nei mesi più freddi dell’anno, come tutti sanno è la più luminosa del cielo. Questo è dovuto, in parte, alla sua distanza: si trova infatti a soli 8,5 anni luce da noi. La costellazione di cui fa parte è quella del Cane Maggiore, ai piedi del gigante Orione.
Il suo nome viene dal greco Σείριος, séirios, che vuol dire “la fiammeggiante”, per la sua vistosa, e quasi perpetua, iridescente scintillazione, cagionata dalla bassa altezza a cui si trova alle nostre latitudini. E’ singolare come gli antichi ritenessero che la sua grande luce si andasse a sommare a quella del Sole, aumentandone gli effetti. Sirio sorge poco prima del Sole verso agosto, nel periodo più caldo dell’anno, restando in cielo tutto il giorno: si credeva quindi che questa stella fosse in parte responsabile della grande afa, e quel periodo divenne noto come i “giorni del Cane”, canicula, da cui la nostra “canicola”.
Virgilio raccolse questa credenza e scrisse:
ubi hiulca siti findit canis aestifer arva
ossia “la torrida stella del Cane spacca i campi” (Georgiche, II, 354). Sempre Virgilio, nell’Eneide:
tum sterilis exurere Sirius agros
“Sirio bruciava gli sterili campi” (Eneide, III, 141).
Quanto al Cane, una delle versioni del mito lo associa a Lelapo, un velocissimo segugio a cui nessuna preda sfuggiva. Avvenne che il padrone, il re Cefalo, decise di portarlo a Tebe per catturare una volpe che imperversava per le campagne, facendo disperare i contadini. Cominciò allora un serrato inseguimento tra l’infallibile cane e l’ineffabile volpe, che, con simili contendenti, fu subito chiaro sarebbe durato a lungo. Alla fine, dovette scomodarsi Zeus in persona, che pose fine alla gara pietrificando entrambi e ponendo il valoroso Lelapo in cielo, dove, ritto sulle zampe posteriori, accompagna Orione a caccia per l’eternità.