Torino, capitale del Regno Sabaudo e anche, ad interim, del Regno d’Italia, è ricca di tesori nascosti, tra cui non mancano quelli astronomici. Parlo qui di due tra i più noti (sebbene lo siano ancora troppo poco, secondo me), ossia del cosiddetto “miracolo” dell’equinozio e del Calendario Perpetuo di Giovanni Plana.
Il primo si verifica, appunto, nell’intorno degli equinozi nella centralissima Chiesa di San Lorenzo in Piazza Castello, la stessa che custodisce una copia della Sacra Sindone. Si tratta di un singolare effetto di luce, in cui una macchia solare gettata da uno dei finestroni frontali va a colpire un foro (oculo) posto al di sopra della cappella dell’Immacolata, illuminando per pochi minuti un piccolo affresco che rappresenta Dio Padre benedicente. Quest’ultimo, per riflessione, ne illumina a sua volta un altro che raffigura Gesù benedicente (nella cappella di fronte, a sinistra dell’altare). Alcune fonti in mio possesso affermano che nelle prime ore del mattino, sempre negli stessi giorni, sono illuminati altri due affreschi ubicati nelle rimanenti due cappelle angolari.
L’evento si verifica intorno a mezzogiorno, e se il tempo non è coperto c’è sempre una discreta folla di turisti e curiosi. Fortunatamente non manca nemmeno qualche addetto o guida che al bisogno provvede ad illuminare dal basso l’affresco con una torcia.
L’affascinante gioco di luce, naturalmente ben lungi dall’essere miracoloso, si deve al genio dell’architetto-astronomo Guarino Guarini (1624-1683). Purtroppo non mi è riuscito di reperire da nessuna parte qualche informazione in più sul progetto di Guarini e sul periodo esatto di visibilità, ma mi riprometto di approfondire l’argomento oltre che di rifar visita alla Chiesa ai prossimi equinozi, sperando di avere migliore fortuna.
L’architettura stessa della Chiesa di San Lorenzo è molto affascinante, e non mancano coloro che ne rimarcano la cifra esoterica, probabilmente esagerando alquanto le intenzioni originali del progettista. Famosi tra i torinesi sono i cosiddetti “mascheroni”, formati dalle costolature e dalle finestre della cupola (bellissima, tra l’altro, come l’intera Chiesa).
Poco distante in linea d’aria dalla Chiesa di San Lorenzo, per l’esattezza in Via Garibaldi, si trova la Cappella dei Mercanti e dei Banchieri, che sotto una facciata piuttosto anonima cela un altro cimelio notevolissimo per gli appassionati di astronomia. Sto parlando del “calendario perpetuo” di Giovanni Plana (1781-1864), un mirabile meccanismo che è in grado di calcolare i giorni della settimana, gli anni bisestili, la data della Pasqua e l’età della Luna per tutti gli anni dall’ 1 al 4000 d. C. E’ quindi tenuto conto anche del calendario giuliano, in vigore fino al XVI secolo, quando papa Gregorio XIII lo riformò dando inizio al calendario che porta il suo nome (che è quello che ancora oggi usiamo).
La Cappella stessa è piccola ma molto bella, decorata con statue lignee ed affreschi, e con la sua lunga storia non mancherà di affascinare il visitatore. Il Calendario di Plana è custodito in sacrestia, anche se sarebbe meglio parlare di “calendari” in quanto a quello originale ottocentesco (che è vietato toccare) è stata affiancata una riproduzione moderna in scala, realizzata da studenti del Politecnico che hanno analizzato l’originale svelandone finalmente il complesso funzionamento.
Non si sa bene come il Calendario sia finito lì, ma si possono avanzare delle ipotesi verosimili. Innanzitutto occorre ricordare che all’epoca del Calendario l’Osservatorio di Torino di cui Plana era il direttore era proprio in Piazza Castello (per l’esattezza a Palazzo Madama), e venne spostato sulla collina di Pino Torinese solo nei primi decenni del Novecento. Inoltre, probabilmente, il Plana stesso o qualcuno degli eredi era un affiliato della Congregazione dei Mercanti, il che oltre all’ovvia vicinanza fisica con la Cappella potrebbe spiegare come mai il Calendario prese quella insolita strada. Rumors da me raccolti in loco affermano che il Calendario Perpetuo sarebbe stato custodito come una qualunque cianfrusaglia nella casa di uno degli discendenti del Plana, ma non ho voluto approfondire.
Giovanni Plana fu in insigne scienziato, ma dal carattere piuttosto difficile. Si racconta che, quando era direttore dell’Osservatorio torinese, respinse la candidatura del giovane Schiaparelli che voleva proporsi come assistente, esclamando “a Torino c’è solo un astronomo!”, e costringendo il brillante piemontese a rivolgersi altrove (per l’esattezza alla Specola di Brera, di cui fece successivamente la fortuna).
Il Plana è ricordato soprattutto per i suoi contributi alla conoscenza del moto lunare, su cui scrisse un grosso tomo in francese. Questo lo portò in modo naturale a conoscere approfonditamente anche i meccanismi che regolano il calendario civile occidentale, che è di tipo lunisolare (la data della Pasqua, ad esempio, dipende allo stesso tempo dalla data degli equinozi e dalla fase lunare). Pare che Plana costruì quello che definiva Calendario Meccanico per fini puramente pratici di calcolo quotidiano, lungi dall’immaginare che il suo sarebbe stato definito “il primo computer della storia”. Realizzato quasi interamente in legno e carta, attraverso un sistema di 9 memorie a tamburo, a disco e a nastro, la macchina è in grado di memorizzare complessivamente più di 46.00o dati, e funziona ancora oggi perfettamente. Un tentativo di acquisto da parte dei giapponesi non è, per fortuna, andato a buon fine.
Le immagini in basso riportano la procedura per l’utilizzo del Calendario Perpetuo, riferite alla data del 30 settembre 2023 (il giorno della mia visita alla Cappella). Le immagini si riferiscono ovviamente alla riproduzione in scala 2:3, che è possibile utilizzare.
Riporto sotto alcune definizioni, utili soprattutto per il calcolo della Pasqua:
- l‘epatta ossia l’età della Luna il primo gennaio dell’anno considerato;
- la lettera domenicale varia da A ad G e indica quando cade la domenica la prima settimana dell’anno considerato (A se cade il primo gennaio, B se il 2, eccetera). Gli anni bisestili hanno due lettere domenicali, di cui la seconda si calcola applicando la stessa regola alla prima settimana di marzo;
- il numero d’oro (che va da 1 a 19) corrisponde al numero dell’anno nel ciclo metonico della Luna.