Sentire un astrofilo americano pronunciare “Taico” il cratere Tycho, mi ha fatto riflettere sul fatto che in realtà ci sono diversi termini del gergo astronomico che sono insidiosi dal punto di vista della pronuncia o talvolta della scrittura, non necessariamente in una lingua diversa dall’italiano. Senza nessuna pretesa di esaustività e sperando di fare cosa gradita, elenco degli esempi in ordine sparso, dei quali conosco od ho approfondito la pronuncia corretta.

  • Parto proprio da Tycho Brahe, che si pronuncia così come è scritto: Tico. Per la cronaca, Tycho è il nome latinizzato dell’astronomo danese, che in realtà si chiamava Tygge o Tyge. Ignoro però la pronuncia corretta del suo vero nome.
  • Restando sulla Luna: Sinus Irìdum, che è maschile (il Sinus, non la Sinus).
  • Cinèreo e non cinerèo (esempio, la luce cinerea).
  • Albèdo e non àlbedo. E’ maschile.
  • Zenit si scrive più correttamente senza la h finale.
  • Cassegrain si pronuncia alla francese, Cassegréin, e non come è scritto (è il cognome del presunto inventore dell’omonimo schema ottico). Spesso, devo dire, questa la sbaglio anche io.
  • Maksùtov (non Màksutov o Maksutòv).
  • Schiefspiegler, pr. scifspìghler. I termini tedeschi, si sa, sono ostici. Qui il problema è anche scriverlo, e se ne compri uno, collimarlo. Per fortuna se ne trovano pochi in giro.
  • Satelliti medìcei (non medicèi). Non sono i protettori dei dottori, ma furono intitolati da Galileo ai signori de’ Medici di Firenze.
  • OIII, molti astrofili lo pronunciano così, “O-3” ma alle orecchie degli astrofisici suona meglio “ossigeno terzo”, lo stesso per HII (“idrogeno secondo”).
  • Boòte, il bovaro. Mi auguro nessuno sia così malvagio da pronunciare la doppia “o” come “u”.
  • Ofiùco, il serpentario, nonché il segno preferito dagli astrologi.
  • Càstore e Pollùce.
  • Albireo, vedi Betelgeuse. Si può mettere l’accento dove più aggrada, visto che il termine nella forma attuale ha subito corruzioni tali da essere ormai quasi del tutto privo di senso. Per me, personalmente, è Albirèo, mentre gli anglofoni la scrivono spesso Alberio. Quello che è certo è che è una delle doppie più belle, un’autenica gemma che è possibile ammirare con ogni tipo di telescopio.
  • In Orione, abbiamo Bellàtrix e non Bèllatrix (è un termine latino che significa “la guerriera”).
  • Betelgeuse (alfa Orionis) la lascio in fondo, in quanto trattasi della stella più sbagliata di tutti i tempi. Il nome risale agli arabi, ma si è corrotto nei secoli e per questo nessuno sa più come pronunciarlo correttamente, ammesso che lo si sia mai saputo. L’interpretazione che mi sembra più corretta è quella del prof. Kunitzsch, docente emerito di studi arabi, che ricostruisce la pronuncia a partire dall’arabo Yad al-Jawzāʾ, “la mano di al-Jawzā”, diventato poi ʔibṭ al-jawzāʔ (audio) ossia “l’ascella di colui che sta al centro”, riferito alla posizione equatoriale. Insomma la pronuncia più corretta sarebbe Betelgiauzé, e in second’ordine Betalgius e Bitalgiuz.