La storia di Milton Humason (1891-1972), ancorché non molto nota, è una delle più romantiche che si possano trovare negli annali dell’astronomia.
Privo di una istruzione che andasse oltre l’equivalente della nostra scuola media, Milton fu dapprima addetto ai rifornimenti via mulo per il nuovo Osservatorio di Monte Wilson, del quale venne poco dopo designato come custode. Le sue doti di meticolosità e prontezza non sfuggirono al Direttore dell’Osservatorio George Hale, che poco tempo dopo lo elesse a night assistant, non senza risentimento da parte di colleghi con un curriculum più ortodosso. In questo ruolo, Humason ebbe presto modo di dimostrare la propria bravura nel maneggiare gli strumenti per ottenere fotografie e spettri di deboli e lontane galassie.
Ai primi anni ’20 risale la collaborazione con Hubble, e proprio di simili misurazioni c’era urgente bisogno. Infatti, Hubble (aiutato sempre da Humason) aveva da poco scoperto che le galassie, come quella di Andromeda, sono ammassi di stelle esattamente come la nostra Via Lattea, e i loro spettri mostravano uno spostamento verso il rosso che era necessario misurare ed interpretare. A questo scopo fu designato Humason, che usando i telescopi da 100″ e 200″ (rispettivamente 2.5 e 5 metri) nella sua carriera ottenne più di 600 spettri galattici permettendo ad Hubble di enunciare la sua famosa legge secondo cui le galassie si allontanano da noi a una velocità tanto maggiore quanto maggiore è la loro distanza. Oltre a questo, Humason ebbe anche altri incarichi di rilievo, a riprova della sua accuratezza di osservatore.
In spregio alla sua mancanza di educazione formale, Milton fu eletto prima Assistente Astronomo e poi Astronomo negli Osservatori di Monte Wilson e Palomar, fino addirittura a ricevere il PhD ad honorem conferitogli dall’Università svedese di Lund in riconoscimento dei suoi contributi nello scoprire l’espansione dell’Universo.
Nonostante questa eccezionale carriera (e contrariamente a quanto affermato da certa pubblicistica un po’ troppo enfaticamente) Humason rimase sempre ben conscio dei propri limiti, senza voler mai spingersi a dare una interpretazione teorica ai propri dati. Questo non deve sorprendere più di tanto in quanto il brillante, ambizioso e predestinato Edwin Hubble difficilmente avrebbe tollerato un assistente che avesse ingerito più di tanto nel suo lavoro, e con cui spartire meriti e fama.
Sulla singolare vita di Humason esiste un libro (non ancora tradotto in italiano, che io sappia) di Ronald Voller, The muleskinner and the stars, edito da Springer.